Scrivendo un comunicato stampa per la sponsorizzazione di uno spettacolo teatrale, mi sono ritrovata a riflettere su un argomento che da sempre attanaglia noi donne: perchè l'universo maschile è così diverso da quello femminile?
Prima d'ora non mi ero mai posta il problema però, pensandoci bene, ho potuto constatare che, effettivamente, tale differenza sussiste e comporta non pochi problemi nelle relazioni (qualsiasi tipo di relazione, non solo sentimentale) tra i due.
Quante volte le mie parole sono state fraintese? Quante volte alla domanda A mi è stato risposto B? Per non parlare degli interessi, diametralmente opposti: la partita di pallone per lui, i film strappalacrime per lei; le gite fuori porta con gli amici per lui, le chiacchierate interminabili con le amiche per lei; l'eterna immaturità ed uno spiccato senso di libertà per lui, la voglia di stabilità e famiglia per lei; e potrei continuare all'infinito.
Sorge spontanea una domanda, allora: com'è possibile che queste due rette parallele che, secondo la norma, non si incontrano mai, prima o poi si incrocino come due binari di un treno? E quando si incrociano cosa accade? L'esperienza mi insegna che, il più delle volte, tra i due si accenderà una scintilla caratterizzata da una sottile attrazione ed un gran senso di disprezzo iniziale ma, come ben insegna il proverbio, chi disprezza compra! Pertanto, il risultato finale sarà l'esplosione di una passione sfrenata che condurrà la bizzarra coppia alla condivisione di una vita alimentata da perenni contrasti, litigi, incompresioni che, tuttavia, non la priverà del piacere costante di osservarsi e scoprirsi, nel vano tentativo di dare soluzione ad un punto interrogativo che non ne vuol sapere di schiodarsi tra i due pianeti, i quali continuaranno a gravitare l'uno attorno all'altra con sguardo sospetto in un circolo vizioso.
Nonostante la consapevolezza di differenze incancellabili e distanze incolmabili, il tira e molla dei sessi non potrà persistere a lungo e l'effetto calamita sarà inevitabile.
Ma non è questa poi la magia degli opposti? La bellezza del mistero che alimenta dalla notte dei tempi l'universo? Lo yin e lo yang che con semplicità disarmante la cultura orientale ha descritto con rara maestria? Il giorno e la notte, il bene e il male, il Nord e il Sud che quotidianamente convive in noi stessi, le due metà della mela che, congiungendosi, formano il frutto.
giovedì 29 ottobre 2009
lunedì 28 settembre 2009
Tuscany's week
La settimana post grossetana è appena ricominciata e al piacere del rientro a casa si accompagna la sottile malinconia dei 5 giorni trascorsi nel territorio maremmano in compagnia della mia amica e collega.
Circa un mese fa, complice la pubblicazione delle graduatorie scolastiche, abbiamo programmato un periodo a Grosseto, nelle provincia toscana da noi scelta cosicchè, con la scusa di analizzare la zona, visionare la collocazione delle scuole e i collegamenti tra le singole zone del territorio e ricercare affitti immobiliari, potessimo unire l'utile al dilettevole e goderci una delle zone più belle della Toscana.
Lunedì mattina, quindi, dalla stazione di Roseto siamo partite in pullman dirette alla stazione di Roma Tiburtina dove, poi, abbiamo preso il primo treno per Grosseto. Ad accoglierci un sole abbagliante che ha riportato l'estate proprio nel giorno dell'equinozio d'autunno, carico di energia e gioia di vivere. Dopo un primo giro turistico per il centro storico della città, con le mura, la piazza, il Duomo e il Palazzo del Comune, è iniziato il nostro tour on the road per la provincia, tra le cittadine di Follonica (meta turistica in estate), Orbetello e la meravigliosa Porto S. Stefano, alle pendici del Monte Argentario, circondata da acqua cristallina dove tuffarsi liberamente, con le vie strette e i vicoli nascosti tra le mura dei palazzi, i saliscendi dei gradini da cui fanno capolino porte, finestre e balconcini fioriti. Dinanzi il lungomare, con le navi attraccate e le coppie mano nella mano a passeggiare, anziani fermi a godere i raggi del sole sulle panche e qualche ragazzino in bici a scambiare due chiacchiere, mentre gustavamo un morbido gelato in una terrazza sul mare.
Che piacere rientrare a Grosseto dopo un'intera giornata trascorsa sui mezzi, girare in centro per le librerie e gustando i piatti tipici nelle locande del luogo, infine rientrare in albergo a leggere e riposare.
L'ultimo giorno è stato interamente dedicato all'acquisto di doni e souvenir per amici e familiari, un' ultima ispezione per le librerie e le vie del centro e poi nuovamente in albergo a preparare i bagagli un pò felici per il rientro a casa un pò tristi per dover salutare una zona che, se Dio vorrà, rivedremo presto. Il viaggio di ritorno, però, in compagnia di due simpatici autisti ci ha consentito di lasciarci scivolare addosso la malinconia e goderci totalmente la trasferta fino al ritorno in patria. In quel momento, proprio come diceva Dorothy nel Mago di Oz, abbiamo entrambe pensato che "... Nessun posto è come casa propria".
Circa un mese fa, complice la pubblicazione delle graduatorie scolastiche, abbiamo programmato un periodo a Grosseto, nelle provincia toscana da noi scelta cosicchè, con la scusa di analizzare la zona, visionare la collocazione delle scuole e i collegamenti tra le singole zone del territorio e ricercare affitti immobiliari, potessimo unire l'utile al dilettevole e goderci una delle zone più belle della Toscana.
Lunedì mattina, quindi, dalla stazione di Roseto siamo partite in pullman dirette alla stazione di Roma Tiburtina dove, poi, abbiamo preso il primo treno per Grosseto. Ad accoglierci un sole abbagliante che ha riportato l'estate proprio nel giorno dell'equinozio d'autunno, carico di energia e gioia di vivere. Dopo un primo giro turistico per il centro storico della città, con le mura, la piazza, il Duomo e il Palazzo del Comune, è iniziato il nostro tour on the road per la provincia, tra le cittadine di Follonica (meta turistica in estate), Orbetello e la meravigliosa Porto S. Stefano, alle pendici del Monte Argentario, circondata da acqua cristallina dove tuffarsi liberamente, con le vie strette e i vicoli nascosti tra le mura dei palazzi, i saliscendi dei gradini da cui fanno capolino porte, finestre e balconcini fioriti. Dinanzi il lungomare, con le navi attraccate e le coppie mano nella mano a passeggiare, anziani fermi a godere i raggi del sole sulle panche e qualche ragazzino in bici a scambiare due chiacchiere, mentre gustavamo un morbido gelato in una terrazza sul mare.
Che piacere rientrare a Grosseto dopo un'intera giornata trascorsa sui mezzi, girare in centro per le librerie e gustando i piatti tipici nelle locande del luogo, infine rientrare in albergo a leggere e riposare.
L'ultimo giorno è stato interamente dedicato all'acquisto di doni e souvenir per amici e familiari, un' ultima ispezione per le librerie e le vie del centro e poi nuovamente in albergo a preparare i bagagli un pò felici per il rientro a casa un pò tristi per dover salutare una zona che, se Dio vorrà, rivedremo presto. Il viaggio di ritorno, però, in compagnia di due simpatici autisti ci ha consentito di lasciarci scivolare addosso la malinconia e goderci totalmente la trasferta fino al ritorno in patria. In quel momento, proprio come diceva Dorothy nel Mago di Oz, abbiamo entrambe pensato che "... Nessun posto è come casa propria".
domenica 20 settembre 2009
Sometimes they come back ...
Qualche volta ritornano, questi fantasmi del passato ... Fin qui nulla di nuovo, ciò che conta è se siano graditi o meno!
Penso che ieri sera, il mio fantasma sia stato gradito dal mittente all'altro capo del telefono! Sempre che non abbia frainteso quel fantastico "Ohhhhh!!!!!!!" che mi ha fatta scoppiare in un riso di gioia che da tempo non era più tornato a trovarmi.
E già, dopo quasi 19 anni (complice alcune informazioni di cui avevo bisogno), ho alzato la cornetta del telefono, composto il prefisso e il numero e atteso che rispondesse una voce per me nuova dall'altro capo. E quella risposta c'è stata. Quella voce era proprio la sua, non avevo sbagliato numero! Dopo tutti questi anni la signora in linea ha risposto col suo accento incomprensibile ed esclamato al mio nome e cognome un'entustia Ohhhhhh. Ragazzi, che emozione! L' amica svedese (e coetanea) di mamma, che ho conosciuto alla giovane (o spesso rimpianta) età di 5 anni, si è ricordata di me! Che meraviglia parlarle! L' imbarazzo iniziale, il tentativo un pò zoppicante (ma non vano) di presentarmi e spiegarle chi ero e perchè le stavo telefonando, in una lingua straniera quale l'inglese, e la sorpresa di constatare che, nonostante gli anni, ricordasse ancora la mia lingua mi ha colmata di una gioia indescrivibile.
Perchè?
In fondo non l'ho neppure conosciuta approfonditamente ma forse l'idea che il rapporto epistolare e poi anche personale con la mamma le ha legate fin dall'adolescenza perdurando finora, i racconti dei tempi trascorsi insieme da giovani e delle confidenze, hanno fatto in modo che quella donna dal viso rubicondo, gli occhi azzurri e i capelli platino acquisisse ai miei occhi chissà quale misterioso valore! E giù di lì con le consuete domande: "Tu devi essere adulto ormai ..."
"Sì, sono adulto. Adulta per l'esattezza!" e via dicendo con: cosa fai, come stai, la mamma, il papà, i nonni e tutta la dinastia familiare ... Questa esperienza è la prova evidente che certi legami sono intaccabili, nonostante i chilometri, nonostante l'età, nonostante i problemi.
Dopo la conversazione, rispettivamente con me, mamma e papà, al termine della chiamata tutta la serata si è svolta alla rievocazione dei tempi trascorsi chiedendoci, vicendevolmente, cosa sarà cambiato della sua vita, del suo aspetto, come trascorreranno le sue giornate nella fredda e affascinante Stoccolma e al tempo stesso meditando se anche lei si stesse ponendo le stesse domande cercando di trovare una risposta.
Non avrei mai pensato che risentirla mi avrebbe resa così felice! Non tutti i fantasmi vengono per nuocere, e talvolta i migliori sono proprio quelli che meno ti aspetti.
Penso che ieri sera, il mio fantasma sia stato gradito dal mittente all'altro capo del telefono! Sempre che non abbia frainteso quel fantastico "Ohhhhh!!!!!!!" che mi ha fatta scoppiare in un riso di gioia che da tempo non era più tornato a trovarmi.
E già, dopo quasi 19 anni (complice alcune informazioni di cui avevo bisogno), ho alzato la cornetta del telefono, composto il prefisso e il numero e atteso che rispondesse una voce per me nuova dall'altro capo. E quella risposta c'è stata. Quella voce era proprio la sua, non avevo sbagliato numero! Dopo tutti questi anni la signora in linea ha risposto col suo accento incomprensibile ed esclamato al mio nome e cognome un'entustia Ohhhhhh. Ragazzi, che emozione! L' amica svedese (e coetanea) di mamma, che ho conosciuto alla giovane (o spesso rimpianta) età di 5 anni, si è ricordata di me! Che meraviglia parlarle! L' imbarazzo iniziale, il tentativo un pò zoppicante (ma non vano) di presentarmi e spiegarle chi ero e perchè le stavo telefonando, in una lingua straniera quale l'inglese, e la sorpresa di constatare che, nonostante gli anni, ricordasse ancora la mia lingua mi ha colmata di una gioia indescrivibile.
Perchè?
In fondo non l'ho neppure conosciuta approfonditamente ma forse l'idea che il rapporto epistolare e poi anche personale con la mamma le ha legate fin dall'adolescenza perdurando finora, i racconti dei tempi trascorsi insieme da giovani e delle confidenze, hanno fatto in modo che quella donna dal viso rubicondo, gli occhi azzurri e i capelli platino acquisisse ai miei occhi chissà quale misterioso valore! E giù di lì con le consuete domande: "Tu devi essere adulto ormai ..."
"Sì, sono adulto. Adulta per l'esattezza!" e via dicendo con: cosa fai, come stai, la mamma, il papà, i nonni e tutta la dinastia familiare ... Questa esperienza è la prova evidente che certi legami sono intaccabili, nonostante i chilometri, nonostante l'età, nonostante i problemi.
Dopo la conversazione, rispettivamente con me, mamma e papà, al termine della chiamata tutta la serata si è svolta alla rievocazione dei tempi trascorsi chiedendoci, vicendevolmente, cosa sarà cambiato della sua vita, del suo aspetto, come trascorreranno le sue giornate nella fredda e affascinante Stoccolma e al tempo stesso meditando se anche lei si stesse ponendo le stesse domande cercando di trovare una risposta.
Non avrei mai pensato che risentirla mi avrebbe resa così felice! Non tutti i fantasmi vengono per nuocere, e talvolta i migliori sono proprio quelli che meno ti aspetti.
sabato 12 settembre 2009
Felicità fatta di nulla
Una felicità fatta di nulla
mi colma - e non è forse che l'arietta
di questa mattinata di settembre ...
Come convalescente ch'esce al sole
la prima volta, tutto quel che vede
gli par di non averlo visto mai,
ad ogni passo scopre nuovo mondo
e di dolcezza quasi piangerebbe -
il gallo che sull'aia raspa, il cielo
azzurro tra l'argento degli ulivi
la casetta che fuma in mezzo agli orti
trasalendo di giubilo saluto.
Così leggera è ora la mia anima
così poco m'appaga stamattina
che direi per vivere mi basti
vedere ogni anno
i fiori sulla terra rinnovarsi (...)
Camillo Sbarbaro.
Quante volte a renderci felici sono state le piccole cose quotidiane, di tutti i giorni.
Un sorriso scambiato in strada con un passante, la pacca di un amico nei momenti di difficoltà, una tazza di latte fumante ad addolcirci la mattina, il cielo azzurro di un pomeriggio di fine estate.
Mentre leggevo la poesia di Sbarbaro, la mia mente ha avviato un percorso a ritroso per riappropriarsi di quei ricordi tanto piacevoli, troppe volte sepolti in fondo al cuore.
E così ho constato quanto, in effetti, basti poco per essere felici se dentro te stesso hai quella pace e serenità che troppo spesso oggigiorno manca.
Ricordo ancora, quando da bambina, mi addormentavo tranquilla dopo la lettura di una favola (solitamente si trattava di Cappuccetto Rosso), insistevo perchè mamma la leggesse più di una volta fino a quando le palpebre non si appesantivano. In seguito, la favola è stata sostituita da un buon libro che quasi ogni sera mi prende per mano voglioso di trascinarmi nel suo mondo, tra le tracce d'inchiostro della carta.
I pranzi di Natale con i nonni, la presenza degli zii e della mia sola cugina che, vivendo a Roma, ho modo di rivedere solo in rare occasioni. Notare i cambiamenti del suo volto ogni anno, un look o un abbigliamento diverso dal precedente, scambiarsi confidenze e aspettative; nulla di più bello!
O la gioia inaspettata quando, in sede di discussione di laurea, due colleghi universitari mi hanno gratificata di un bouquet di fiori rossi.
Ricordo la scorsa Pasqua trascorsa a Genova. Vicoli che trasudavano storia, vicoli che riecheggiavano dei passi e delle note di De Andrè, vicoli ora sporchi ora puliti ma pur sempre vicoli vissuti, con gli extracomunitari e le loro botteghe, con qualche vagabondo dall'aria dimessa, la chitarra in mano e un berretto di spiccioli poggiato a terra ... Proprio tra questi vicoli, si ferma un distinto signore ad augurarti Buona Pasqua ... E' un perfetto sconosciuto, ma il suo augurio è prezioso: è un augurio totalmente disinteressato! E sempre a Genova, sempre a Pasqua quel passante con i suoi suggerimenti ciceroniani, i suoi consigli su come muoversi, spostarsi ... Quanto caro mi fu quell'aiuto!
La felicità la si scova ovunque se la si sa cercare ... la dolcezza di un frutto maturo, la spensieratezza di una giornata al mercato, le fusa di un gatto desideroso di coccole sulla tua gamba, gustare un gelato con l'amica che non rivedi da tempo, proprio come è accaduto alcune settimane fa quando, in occasione del ritorno da Firenze di un' amica comune, è stato organizzato un Pescara day con le mie ex colleghe universitarie. Essere insieme lì, attorno al tavolino di un bar del corso principale, scattarsi foto e scambiare due chiacchiere davanti a un gelato, perlustrare negozi e vetrine, sentire il fremito, l'esigenza di aggiornarsi su fatti, accadimenti, novità è ogni volta un' emozione.
A volte così ... Anche una piccola poesia, due versi scritti bene possono aprirti l'anima.
mi colma - e non è forse che l'arietta
di questa mattinata di settembre ...
Come convalescente ch'esce al sole
la prima volta, tutto quel che vede
gli par di non averlo visto mai,
ad ogni passo scopre nuovo mondo
e di dolcezza quasi piangerebbe -
il gallo che sull'aia raspa, il cielo
azzurro tra l'argento degli ulivi
la casetta che fuma in mezzo agli orti
trasalendo di giubilo saluto.
Così leggera è ora la mia anima
così poco m'appaga stamattina
che direi per vivere mi basti
vedere ogni anno
i fiori sulla terra rinnovarsi (...)
Camillo Sbarbaro.
Quante volte a renderci felici sono state le piccole cose quotidiane, di tutti i giorni.
Un sorriso scambiato in strada con un passante, la pacca di un amico nei momenti di difficoltà, una tazza di latte fumante ad addolcirci la mattina, il cielo azzurro di un pomeriggio di fine estate.
Mentre leggevo la poesia di Sbarbaro, la mia mente ha avviato un percorso a ritroso per riappropriarsi di quei ricordi tanto piacevoli, troppe volte sepolti in fondo al cuore.
E così ho constato quanto, in effetti, basti poco per essere felici se dentro te stesso hai quella pace e serenità che troppo spesso oggigiorno manca.
Ricordo ancora, quando da bambina, mi addormentavo tranquilla dopo la lettura di una favola (solitamente si trattava di Cappuccetto Rosso), insistevo perchè mamma la leggesse più di una volta fino a quando le palpebre non si appesantivano. In seguito, la favola è stata sostituita da un buon libro che quasi ogni sera mi prende per mano voglioso di trascinarmi nel suo mondo, tra le tracce d'inchiostro della carta.
I pranzi di Natale con i nonni, la presenza degli zii e della mia sola cugina che, vivendo a Roma, ho modo di rivedere solo in rare occasioni. Notare i cambiamenti del suo volto ogni anno, un look o un abbigliamento diverso dal precedente, scambiarsi confidenze e aspettative; nulla di più bello!
O la gioia inaspettata quando, in sede di discussione di laurea, due colleghi universitari mi hanno gratificata di un bouquet di fiori rossi.
Ricordo la scorsa Pasqua trascorsa a Genova. Vicoli che trasudavano storia, vicoli che riecheggiavano dei passi e delle note di De Andrè, vicoli ora sporchi ora puliti ma pur sempre vicoli vissuti, con gli extracomunitari e le loro botteghe, con qualche vagabondo dall'aria dimessa, la chitarra in mano e un berretto di spiccioli poggiato a terra ... Proprio tra questi vicoli, si ferma un distinto signore ad augurarti Buona Pasqua ... E' un perfetto sconosciuto, ma il suo augurio è prezioso: è un augurio totalmente disinteressato! E sempre a Genova, sempre a Pasqua quel passante con i suoi suggerimenti ciceroniani, i suoi consigli su come muoversi, spostarsi ... Quanto caro mi fu quell'aiuto!
La felicità la si scova ovunque se la si sa cercare ... la dolcezza di un frutto maturo, la spensieratezza di una giornata al mercato, le fusa di un gatto desideroso di coccole sulla tua gamba, gustare un gelato con l'amica che non rivedi da tempo, proprio come è accaduto alcune settimane fa quando, in occasione del ritorno da Firenze di un' amica comune, è stato organizzato un Pescara day con le mie ex colleghe universitarie. Essere insieme lì, attorno al tavolino di un bar del corso principale, scattarsi foto e scambiare due chiacchiere davanti a un gelato, perlustrare negozi e vetrine, sentire il fremito, l'esigenza di aggiornarsi su fatti, accadimenti, novità è ogni volta un' emozione.
A volte così ... Anche una piccola poesia, due versi scritti bene possono aprirti l'anima.
martedì 8 settembre 2009
Ogni tanto una bella corsetta è proprio quello che ci vuole ...
Ogni tanto una bella corsetta è proprio quello che ci vuole! E' ciò che ho pensato ieri sera di ritorno da una corsa di 35 minuti sul lungomare sud di Roseto, zona camping. Era da qualche settimana che non mi allenavo più e ne ho tratto tutto il beneficio di cui avevo bisogno, complici i colori caldi del tramonto, la brezza marina che mi scivolava addosso, il rumore delle onde infrantesi sugli scogli e la calma rassicurante di qualche passente che si godeva la bellezza delle prime giornate settembrine. 35 minuti in cui ho scaricato tensioni ed energie negative per lasciar spazio solo a quelle positive, ho sgombrato la mente da preoccupazioni e doveri per ritornare ad essere me stessa, libera degli schemi e delle maschere convenzionali che dobbiamo calarci sul viso quando siamo in società; parlo al plurale perchè, spesso, le maschere sono più di una: c'è quella che ci accompagna al lavoro; quella che indossiamo con gli amici quando andiamo a divertirci; talvolta quella che mettiamo con l'altra metà, desiderosi di adattarci alle abitudini dell'altro e così via.
Risultati molto più vantaggiosi li ottengo le volte che mi tuffo in piscina; allora mi lascio cullare dall'acqua che ristagna in vasca, scivolando come un pesce e dimenticando completamente il mondo che mi circonda. E' un movimento automatico quello che mi attraversa, quasi autistico, totalmente slegato dai pensieri. Come se stessi dormendo, la mente inizia a sognare senza che io ne abbia piena consapevolezza e una serie di immagini prende a susseguirsi davanti ai miei occhi che scrutano il fondale della vasca. La serenità e la calma che mi infonde l'acqua mi riporta in quell'utero materno, quella barriera amniotica protettiva che mi rendeva partecipe del mondo esterno senza esservi ancora totalmente immerso. Penso, allora, a quanto sia utile il movimento non tanto per i suoi benefici fisici, quanto per i suoi benefici mentali; perchè muoversi fisicamente altro non è che che dar vita a un movimento mentale e dell'anima che si riflette, poi, sul nostro corpo.
Come dicevano gli antichi romani: mens sana in corpore sano, e direi proprio che avevano capito tutto.
Risultati molto più vantaggiosi li ottengo le volte che mi tuffo in piscina; allora mi lascio cullare dall'acqua che ristagna in vasca, scivolando come un pesce e dimenticando completamente il mondo che mi circonda. E' un movimento automatico quello che mi attraversa, quasi autistico, totalmente slegato dai pensieri. Come se stessi dormendo, la mente inizia a sognare senza che io ne abbia piena consapevolezza e una serie di immagini prende a susseguirsi davanti ai miei occhi che scrutano il fondale della vasca. La serenità e la calma che mi infonde l'acqua mi riporta in quell'utero materno, quella barriera amniotica protettiva che mi rendeva partecipe del mondo esterno senza esservi ancora totalmente immerso. Penso, allora, a quanto sia utile il movimento non tanto per i suoi benefici fisici, quanto per i suoi benefici mentali; perchè muoversi fisicamente altro non è che che dar vita a un movimento mentale e dell'anima che si riflette, poi, sul nostro corpo.
Come dicevano gli antichi romani: mens sana in corpore sano, e direi proprio che avevano capito tutto.
domenica 6 settembre 2009
Sapore d'autunno ....
La canzone di Gino Paoli, Sapore di mare, preannunciava l'arrivo dell'estate e degli amori che, di solito, la accompagnano; oggi, 6 settembre 2009, l'estate può dirsi definitivamente conclusa, dandoci il suo arrivedarci al 2010 con una dolce pioggia malinconica che segna, invece, l'ingresso del tanto bistrattato autunno. Ecco allora che con un gioco di parole la mia mente ha coniato l'espressione Sapore d'autunno che, differentemente dalla prima, sembra già riecheggiare nei suoi suoni una vena nostalgica che ci fa rimpiangere l'appena trascorsa bella stagione.
Per molti, purtroppo, l'autunno ha connotazione negative e, nonostante il caldo che fino ad alcuni giorni fa ci ha letteralmente squagliati in senso fisico e psicologico, il calo delle temperature e questa pioggerella rinfrescante non sono state accolte come dovevano, causando una serie di lamentele ingiustificate da parte dei cittadini.
Il più delle volte, infatti, presi dai nostri impegni dimentichiamo di quanto una bella giornata di pioggia possa essere indispensabile per la natura circostante e, perchè no, anche per i nostri amici animali. Perchè se è vero che a noi basta un bicchiere d'acqua gelata per sentirci subito meglio, nessuno riflette sul fatto che l'acqua piovana costituisce il bicchiere d'acqua di fiori, piante e prati o che, talvolta, al nostro amato cane o gatto non sia sufficiente una ciotola colma per placare la sofferenza che il caldo apporta loro: spesso occorre che l' afa diminuisca, il sole copra i suoi raggi a volte aggressivi e una benevola nuvola faccia cadere qualche goccia affinchè quella lingua penzoloni che gocciola macchiando il pavimento di casa o, in casi migliori, donando qualche goccia alla terra arsa del giardino, cessi di mostrarsi al pubblico e restituisca al nostro compagno a quattro zampe un aspetto sereno.
Ogni giorno, nel mese appena passato, mi sono sentita impotente nel constatare la mancanza di forze del mio cane, uno splendido "cucciolo" di 15 anni che vedevo ora buttato in un angolo all'ombra della poltrona a pancia in sù, ora sotto la console dov'è poggiato il televisore, ora in cerca di un pò di refrigerio tra il fogliame della siepe in giardino dove, irrimediabilmente, si è venuto a creare un buco grande quanto il suo sedere! E quanta serenità, invece, in questa giornata di grigiore risplende nei suoi occhi languidi! Quanta energia in quelle zampette muscolose e scattanti! A volte dovremmo proprio pensare al loro di bene e non solo al nostro, e forse sapremo godere anche di una "triste" giornata di pioggia!
Per molti, purtroppo, l'autunno ha connotazione negative e, nonostante il caldo che fino ad alcuni giorni fa ci ha letteralmente squagliati in senso fisico e psicologico, il calo delle temperature e questa pioggerella rinfrescante non sono state accolte come dovevano, causando una serie di lamentele ingiustificate da parte dei cittadini.
Il più delle volte, infatti, presi dai nostri impegni dimentichiamo di quanto una bella giornata di pioggia possa essere indispensabile per la natura circostante e, perchè no, anche per i nostri amici animali. Perchè se è vero che a noi basta un bicchiere d'acqua gelata per sentirci subito meglio, nessuno riflette sul fatto che l'acqua piovana costituisce il bicchiere d'acqua di fiori, piante e prati o che, talvolta, al nostro amato cane o gatto non sia sufficiente una ciotola colma per placare la sofferenza che il caldo apporta loro: spesso occorre che l' afa diminuisca, il sole copra i suoi raggi a volte aggressivi e una benevola nuvola faccia cadere qualche goccia affinchè quella lingua penzoloni che gocciola macchiando il pavimento di casa o, in casi migliori, donando qualche goccia alla terra arsa del giardino, cessi di mostrarsi al pubblico e restituisca al nostro compagno a quattro zampe un aspetto sereno.
Ogni giorno, nel mese appena passato, mi sono sentita impotente nel constatare la mancanza di forze del mio cane, uno splendido "cucciolo" di 15 anni che vedevo ora buttato in un angolo all'ombra della poltrona a pancia in sù, ora sotto la console dov'è poggiato il televisore, ora in cerca di un pò di refrigerio tra il fogliame della siepe in giardino dove, irrimediabilmente, si è venuto a creare un buco grande quanto il suo sedere! E quanta serenità, invece, in questa giornata di grigiore risplende nei suoi occhi languidi! Quanta energia in quelle zampette muscolose e scattanti! A volte dovremmo proprio pensare al loro di bene e non solo al nostro, e forse sapremo godere anche di una "triste" giornata di pioggia!
venerdì 28 agosto 2009
Venuto al mondo
Ho appena terminato la lettura delle ultime pagine di questo toccante romanzo firmato Margareth Mazzantini, e sulla lingua e sulle labbra ristagna l'amaro sapore della triste storia di una giovane coppia impossibilitata dall'avere figli e del lungo e doloroso viaggio della speranza che li condurrà in Bosnia.
Gemma è una giovane dottoranda in letteratura serbo croata, quando per la prima volta si reca a Sarajevo in cerca del materiale necessario per concludere la sua tesi sul poeta Andrevic e si imbatte in Gojko, il poeta ribelle dai capelli rossicci, l' alito costantemente intriso di alcool e i suoi yo yo che metteva in vendita per racimolare qualche moneta, nonchè guida turistica su cui la giovane donna dovrà far affidamento. Gojko tra un verso e qualche rima e tra la sua attività di venditore le permetterà di scoprire la bellezza nascosta di una terra dilaniata dalla povertà e destinata ad essere devastata dalla guerra ma soprattutto, tra la provocazione propria dei caratteri introversi e un pò cinici e il tentativo vano di un corteggiamento fallimentare, le permetterà di incontrare Diego, questo ragazzo scapestrato, di appena 24 anni, che si barcamena tra le strade bosniache con la sua Leica a fotografare pozzanghere. Diego, genovese, ' il ragazzo dei carruggi ' , così sensibile, così infantile da nascondere le sue paure in un passato di tossicodipendenza che prontamente riemergerà e così perdutamente innamorato da trasferirsi a Roma, conquistare i familiari di Gemma, sposarla e avviare la sua attività di docente presso l'Accademia di Fotografia. Proprio allora, quando la coppia sembrerà aver raggiunto l' equilibrio perfetto per poter lasciare lo spazio naturale ad una nuova vita, il dramma si abbatterà su di essa.
Vani saranno i tentativi della scienza a cui si appelleranno disperati, ancor più vana la pratica di adozione, unico rimedio rimane l'amico poeta, Gojko e la terra bosniaca dove le pratiche burocratiche non imperversano tiranniche sulle vite umane come nel vicino occidente.
E lì che avverrà dopo tanto l' incontro fatale; quello con Aska, la ragazzina punk disposta a concedere il proprio corpo ed il proprio ventre per donare un figlio alla coppia in cambio dei soldi necessari ad iscriverla all'Accademia di Musica in cui da anni sogna di andare. Uno scambio atroce per Gemma, tanto disperata da concedere che il marito trascorra una notte d'amore con la donna, pur di soddisfare il suo desiderio di essere madre. Una notte che si rivelerà più tragica del previsto. Gemma saprà soltanto al suo ritorno in Bosnia, anni dopo, quando Pietro, il figlio di Diego ed Aska, sarà ormai grande, la verità su quanto accadde quella volta e sarà la stessa Aska, ormai divenuta moglie di Gojko e madre di una seconda figlia, a rivelargliela.
Verrà così a conoscenza della violenza di cui la donna è stata vittima da parte dei soldati nemici mentre Diego, impotente, la osservava, nascosto, dalla fessura di una porta; dell' impossibilità per l' uomo di separarsi dalla donna una volta trascorso l' accaduto, vittima dei sensi di colpa che da allora lo attanagliavano; della necessità di far in modo che Gemma credesse che il figlio nel grembo di Aska fosse il suo e le concedesse di portarlo con sè in Italia e raggiungerla successivamente in cambio dei soldi che avrebbero permesso ad Aska di frequentare la scuola di musica; dell' incapacità di far ritorno in patria e del bisogno urgente di rappresentare l' atrocità della guerra mediante la macchina fotografa e nonostante tutto non riuscire a superare il dolore, la violenza che quotidianamente lo consumavano nell' animo tutte le volte che incontrava lo sguardo spento di Aska, che vedeva crescere quel ventre, frutto del male, che assaporava il gusto spietato della morte nel sangue che scorreva tra i detriti e nell'odore della polvere che respirava tanto da re - indurlo a ricercare la cosa bella, il dolce tepore dell' eroina che durante la giovinezza lo tutelavano mentre il padre picchiava la madre. Sarà l' eroina, l' illusione di poter attraversare in volo il mare che lo separa da casa a spingerlo verso quel precipizio di metri in cui avrà fine la sua vita.
E' la storia di come una guerra possa cancellare tutte le illusorie certezze a cui siamo abituati, di come la vita possa rinascere dalla morte ed il bene dal male, di quanta dignità si nasconda dietro una città, un paese, dilaniato, violato, stuprato e di come l' affetto di una madre prescinda dalle modalità consuete con cui si può venire al mondo. Ci sono tanti modi per venire al mondo, uno di questi, forse il più autentico, il più forte è dato dalla capacità di risorgere, di cade e rialzarsi, di accettare la perdita a cui l' uomo sembra essere inevitabilmente destinato.
Il libro della Mazzantini è la storia di due donne, così vicine, così lontane. Disperate al punto di affrontare il più difficile dei compromessi, ma forti di una fame d'amore la cui dignità non viene scalfita neppure dalla più terribile fine.
Gemma è una giovane dottoranda in letteratura serbo croata, quando per la prima volta si reca a Sarajevo in cerca del materiale necessario per concludere la sua tesi sul poeta Andrevic e si imbatte in Gojko, il poeta ribelle dai capelli rossicci, l' alito costantemente intriso di alcool e i suoi yo yo che metteva in vendita per racimolare qualche moneta, nonchè guida turistica su cui la giovane donna dovrà far affidamento. Gojko tra un verso e qualche rima e tra la sua attività di venditore le permetterà di scoprire la bellezza nascosta di una terra dilaniata dalla povertà e destinata ad essere devastata dalla guerra ma soprattutto, tra la provocazione propria dei caratteri introversi e un pò cinici e il tentativo vano di un corteggiamento fallimentare, le permetterà di incontrare Diego, questo ragazzo scapestrato, di appena 24 anni, che si barcamena tra le strade bosniache con la sua Leica a fotografare pozzanghere. Diego, genovese, ' il ragazzo dei carruggi ' , così sensibile, così infantile da nascondere le sue paure in un passato di tossicodipendenza che prontamente riemergerà e così perdutamente innamorato da trasferirsi a Roma, conquistare i familiari di Gemma, sposarla e avviare la sua attività di docente presso l'Accademia di Fotografia. Proprio allora, quando la coppia sembrerà aver raggiunto l' equilibrio perfetto per poter lasciare lo spazio naturale ad una nuova vita, il dramma si abbatterà su di essa.
Vani saranno i tentativi della scienza a cui si appelleranno disperati, ancor più vana la pratica di adozione, unico rimedio rimane l'amico poeta, Gojko e la terra bosniaca dove le pratiche burocratiche non imperversano tiranniche sulle vite umane come nel vicino occidente.
E lì che avverrà dopo tanto l' incontro fatale; quello con Aska, la ragazzina punk disposta a concedere il proprio corpo ed il proprio ventre per donare un figlio alla coppia in cambio dei soldi necessari ad iscriverla all'Accademia di Musica in cui da anni sogna di andare. Uno scambio atroce per Gemma, tanto disperata da concedere che il marito trascorra una notte d'amore con la donna, pur di soddisfare il suo desiderio di essere madre. Una notte che si rivelerà più tragica del previsto. Gemma saprà soltanto al suo ritorno in Bosnia, anni dopo, quando Pietro, il figlio di Diego ed Aska, sarà ormai grande, la verità su quanto accadde quella volta e sarà la stessa Aska, ormai divenuta moglie di Gojko e madre di una seconda figlia, a rivelargliela.
Verrà così a conoscenza della violenza di cui la donna è stata vittima da parte dei soldati nemici mentre Diego, impotente, la osservava, nascosto, dalla fessura di una porta; dell' impossibilità per l' uomo di separarsi dalla donna una volta trascorso l' accaduto, vittima dei sensi di colpa che da allora lo attanagliavano; della necessità di far in modo che Gemma credesse che il figlio nel grembo di Aska fosse il suo e le concedesse di portarlo con sè in Italia e raggiungerla successivamente in cambio dei soldi che avrebbero permesso ad Aska di frequentare la scuola di musica; dell' incapacità di far ritorno in patria e del bisogno urgente di rappresentare l' atrocità della guerra mediante la macchina fotografa e nonostante tutto non riuscire a superare il dolore, la violenza che quotidianamente lo consumavano nell' animo tutte le volte che incontrava lo sguardo spento di Aska, che vedeva crescere quel ventre, frutto del male, che assaporava il gusto spietato della morte nel sangue che scorreva tra i detriti e nell'odore della polvere che respirava tanto da re - indurlo a ricercare la cosa bella, il dolce tepore dell' eroina che durante la giovinezza lo tutelavano mentre il padre picchiava la madre. Sarà l' eroina, l' illusione di poter attraversare in volo il mare che lo separa da casa a spingerlo verso quel precipizio di metri in cui avrà fine la sua vita.
E' la storia di come una guerra possa cancellare tutte le illusorie certezze a cui siamo abituati, di come la vita possa rinascere dalla morte ed il bene dal male, di quanta dignità si nasconda dietro una città, un paese, dilaniato, violato, stuprato e di come l' affetto di una madre prescinda dalle modalità consuete con cui si può venire al mondo. Ci sono tanti modi per venire al mondo, uno di questi, forse il più autentico, il più forte è dato dalla capacità di risorgere, di cade e rialzarsi, di accettare la perdita a cui l' uomo sembra essere inevitabilmente destinato.
Il libro della Mazzantini è la storia di due donne, così vicine, così lontane. Disperate al punto di affrontare il più difficile dei compromessi, ma forti di una fame d'amore la cui dignità non viene scalfita neppure dalla più terribile fine.
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