Una felicità fatta di nulla
mi colma - e non è forse che l'arietta
di questa mattinata di settembre ...
Come convalescente ch'esce al sole
la prima volta, tutto quel che vede
gli par di non averlo visto mai,
ad ogni passo scopre nuovo mondo
e di dolcezza quasi piangerebbe -
il gallo che sull'aia raspa, il cielo
azzurro tra l'argento degli ulivi
la casetta che fuma in mezzo agli orti
trasalendo di giubilo saluto.
Così leggera è ora la mia anima
così poco m'appaga stamattina
che direi per vivere mi basti
vedere ogni anno
i fiori sulla terra rinnovarsi (...)
Camillo Sbarbaro.
Quante volte a renderci felici sono state le piccole cose quotidiane, di tutti i giorni.
Un sorriso scambiato in strada con un passante, la pacca di un amico nei momenti di difficoltà, una tazza di latte fumante ad addolcirci la mattina, il cielo azzurro di un pomeriggio di fine estate.
Mentre leggevo la poesia di Sbarbaro, la mia mente ha avviato un percorso a ritroso per riappropriarsi di quei ricordi tanto piacevoli, troppe volte sepolti in fondo al cuore.
E così ho constato quanto, in effetti, basti poco per essere felici se dentro te stesso hai quella pace e serenità che troppo spesso oggigiorno manca.
Ricordo ancora, quando da bambina, mi addormentavo tranquilla dopo la lettura di una favola (solitamente si trattava di Cappuccetto Rosso), insistevo perchè mamma la leggesse più di una volta fino a quando le palpebre non si appesantivano. In seguito, la favola è stata sostituita da un buon libro che quasi ogni sera mi prende per mano voglioso di trascinarmi nel suo mondo, tra le tracce d'inchiostro della carta.
I pranzi di Natale con i nonni, la presenza degli zii e della mia sola cugina che, vivendo a Roma, ho modo di rivedere solo in rare occasioni. Notare i cambiamenti del suo volto ogni anno, un look o un abbigliamento diverso dal precedente, scambiarsi confidenze e aspettative; nulla di più bello!
O la gioia inaspettata quando, in sede di discussione di laurea, due colleghi universitari mi hanno gratificata di un bouquet di fiori rossi.
Ricordo la scorsa Pasqua trascorsa a Genova. Vicoli che trasudavano storia, vicoli che riecheggiavano dei passi e delle note di De Andrè, vicoli ora sporchi ora puliti ma pur sempre vicoli vissuti, con gli extracomunitari e le loro botteghe, con qualche vagabondo dall'aria dimessa, la chitarra in mano e un berretto di spiccioli poggiato a terra ... Proprio tra questi vicoli, si ferma un distinto signore ad augurarti Buona Pasqua ... E' un perfetto sconosciuto, ma il suo augurio è prezioso: è un augurio totalmente disinteressato! E sempre a Genova, sempre a Pasqua quel passante con i suoi suggerimenti ciceroniani, i suoi consigli su come muoversi, spostarsi ... Quanto caro mi fu quell'aiuto!
La felicità la si scova ovunque se la si sa cercare ... la dolcezza di un frutto maturo, la spensieratezza di una giornata al mercato, le fusa di un gatto desideroso di coccole sulla tua gamba, gustare un gelato con l'amica che non rivedi da tempo, proprio come è accaduto alcune settimane fa quando, in occasione del ritorno da Firenze di un' amica comune, è stato organizzato un Pescara day con le mie ex colleghe universitarie. Essere insieme lì, attorno al tavolino di un bar del corso principale, scattarsi foto e scambiare due chiacchiere davanti a un gelato, perlustrare negozi e vetrine, sentire il fremito, l'esigenza di aggiornarsi su fatti, accadimenti, novità è ogni volta un' emozione.
A volte così ... Anche una piccola poesia, due versi scritti bene possono aprirti l'anima.
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Bellissime parole complimenti ❤
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